chi sono
Oltre 30 anni di Esperienza nel settore del Legno
Sono Alessandro Romiti, tecnico geometra e perito del legno. Da oltre 30 anni svolgo attività d’impresa nell’azienda di famiglia, assumendo incarichi di acquisizione degli ordini, coordinamento della produzione e vendita, consegna dei lavori con le connesse problematiche di installazione.
Nel 1995 vengo iscritto all’Albo professionale dei Consulenti Tecnici d’Ufficio presso il Tribunale Civile e Penale di Pistoia e successivamente nel 1998 divento socio fondatore dell’Associazione Nazionale Tecnici del Legno. Collaboro con le Unioncamere Nazionale in qualità di tecnico conciliatore abilitato presso le relative Camere Arbitrali.
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Oltre 30 anni di Esperienza nel settore del Legno
Sono Alessandro Romiti, tecnico geometra e perito del legno. Da oltre 30 anni svolgo attività d’impresa nell’azienda di famiglia, assumendo incarichi di acquisizione degli ordini, coordinamento della produzione e vendita, consegna dei lavori con le connesse problematiche di installazione.
Nel 1995 vengo iscritto all’Albo professionale dei Consulenti Tecnici d’Ufficio presso il Tribunale Civile e Penale di Pistoia e successivamente nel 1998 divento socio fondatore dell’Associazione Nazionale Tecnici del Legno. Collaboro con le Unioncamere Nazionale in qualità di tecnico conciliatore abilitato presso le relative Camere Arbitrali.
La mia Conoscenza al Tuo Servizio!
“La competenza è il risultato dell’incontro tra la pratica esecutiva e la tecnica, oltre che un corretto approccio di ricerca metodologica.” Alessandro Romiti
CTU, Autore e Giornalista...
Sono ausiliare del giudice istruttore in vari uffici giudiziari (Firenze, Pistoia, Prato, Siena, Lucca, ecc.) per valutazioni tecniche nell’ambito delle indagini contenziose. Inoltre sono iscritto all’albo delle professioni dei CTU del Tribunale Penale di Pistoia.
Ho scritto per diverse riviste tecniche come: Mondo Legno, Serramenti & Falegnameria, Materiali da costruzione, Il Posatore, Legnolegno, Imago ecc. articoli informativi e sezioni specifiche riguardanti la commercializzazione, la lavorazione e il restauro di manufatti lignei.
Oltre a queste attività, faccio il nobile mestiere del giornalista per un quotidiano locale on line, che tratta tutte le notizie metropolitane della regione Toscana.
Affidati al Professionista del Legno
Conosco la tecnica dei processi di lavorazione del legno e dei materiali derivati, e dispongo di specifica competenza metodologica
FAQ sul Parquet
Alcune domande e risposte sul parquet che ti faranno sciogliere ogni dubbio!
No. Il legno che costituisce il parquet è insensibile alle variazioni anche repentine della temperatura ove è posato o giacente. In realtà il fattore che altera la sua stabilità dimensionale è l’umidità dell’aria che, a sua volta, è fortemente condizionata dalla temperatura dell’ambiente. Quindi, è corretto dire che la temperatura è un fattore indirettamente sensibile e interessante agli effetti della possibilità di “disturbare” il materiale legnoso, certo il suo effetto sulla concentrazione del vapore acqueo nell’aria in cui il legno è immerso (si pensi alla formazione della condensa sui contenitori freddi, subito dopo la loro estrazione dal frigorifero).
Semplicemente migliorando il contenuto d’umidità presente nell’aria che, nella stagione invernale, subisce una persistente riduzione, dovuta al riscaldamento dei locali ed alla generale bassa umidità dell’aria. L’uso di vaschette di ceramica per i termoradiatori (regolarmente riempite d’acqua), oltre a migliorare le condizioni generali della salubrità dei locali in vantaggio di coloro che li abitano, permetteranno al pavimento di legno d’equilibrarsi agli standard richiesti e
mantenere un’aspetto stabile evitando la formazione di, seppur temporanee, microfessure tra le tavolette. L’umidità relativa ideale per un’abitazione è da considerarsi nel range d’oscillazione del 50-70 %, ricordando al riguardo, che bassi contenuti sono insalubri, disturbando le mucose, mentre alti contenuti d’umidità potranno indurre la formazione di colonie di muffe nelle parti fredde della casa, spesso soggette a “ponti termici”.
Il motivo è da ricercarsi nelle caratteristiche meccaniche che il legno offre in modo molto diverso nelle due principali
direzioni, longitudinale e trasversale. Infatti, sull’estremità del piede della sedia, la resistenza alla compressione offerta
dalle fibre legnose (ordinate in direzione longitudinale nella gamba) è di oltre quindici volte maggiore la resistenza offerta
dalle fibre delle tavolette del parquet, poste in modo da essere “schiacciate” nella loro direzione trasversale. Il materiale
esprime così la sua principale caratteristica: l’anisotropia nelle due direzioni principali.
Gli studi avviati cinquanta anni fa per la produzione industriale permisero subito di comprendere che il parquet, costruito con lamelle ottenute sul taglio trasversale del tronco (legno di testa), avrebbe permesso di sfruttare la maggiore durezza del materiale. Con ciò sarebbe anche espresso però con maggior evidenza, il difetto intrinseco dovuto ai ritiri dimensionali, da prevedersi nel trascorrere delle stagioni con delle fessurazioni sviluppate sui perimetri degli elementi, conseguenti alla morfologia. E’ opportuno ribadire comunque, che oggigiorno, gli standard di produzione dei parchettifici assicurano un’offerta di materiale correttamente equilibrato al contenuto medio del 10% di umidità relativa, permettendo al manufatto finale una condizione di sicura stabilità generale nell’ambiente “interno”, avvalendosi di consolidati sistemi di posa e protezione studiati per contenere gli effetti delle naturali, microscopiche, deformazioni delle tavolette.
No, non è sempre vero. È solo consigliato per i formati maggiori, ovvero dal listoncino e oltre. Infatti, i formati minori del
tipo mosaico e lamparquet sono tali da sviluppare delle ridotte deformazioni dimensionali e minime tensioni, da essere
ottimamente contenute e assorbite dalle proprietà adesive delle colle a base acquosa del tipo PVA (acetato di vinile), usate per il fissaggio sul sottofondo.
È falso. Si tratta di un “luogo comune” consolidato nella consapevolezza che il legno è materiale “vivo” e che, per ciò, il parquet potrà dilatarsi in modo accentuato. In realtà i "movimenti" a cui è esposto un parquet in un locale, normalmente abitato, sono tali e minimi da non essere percepiti senza l’uso d’appositi strumenti. L’eventualità di una deformazione tanto grande da sfruttare il “vuoto” perimetrale lungo le pareti non si potrà mai ragionevolmente considerare fatto certo di come, le tavolette sollecitate a tale dilatazione, subirebbero assai prima la rottura dal sottofondo ove sono incollate, a causa delle tensioni di trazione indotte.
Il processo di protezione del parquet con le resine sintetiche vernicianti deve essere fatto per intere porzioni, senza soluzione di continuità della superficie allo scopo d’assicurare l’omogeneità del trattamento e del film che si forma in seguito al processo chimico di polimerizzazione delle resine. Ogni eventuale successivo intervento, limitato a porzioni di superficie resterà molto probabilmente evidente, con un antiestetico effetto dovuto allo sviluppo di una “toppa” di un diverso tono di colore, in conseguenza della minore “ossidazione” subita dalla superficie ritrattata.
Il parquet è certamente molto consigliato per il bagno, dove si potrà effettivamente apprezzare le sue doti di calore e
naturalità e quindi di comfort. Nessuna particolare precauzione dovrà essere adottata per il progetto del sottofondo di
posa, che potrà avere le stesse caratteristiche della restante casa. Qualche cautela sarà da osservare nell’uso,
proteggendo il parquet dall’acqua proveniente dal box doccia o servizi, risultando il fenomeno della persistente
dispersione d’acqua dannoso agli effetti del probabile rigonfiamento del materiale e/o alterazione della sua superficie.
L’acqua ha una fluidità eccellente e il legno è un materiale igroscopico e idrofilo. Queste caratteristiche li rendono molto
affini dal punto di vista fisico-chimico.
Contrariamente a quello che potrebbe sembrare è un errore! Infatti, la presenza della colla sulle facce laterali delle tavolette, impedisce il “ritiro” fisiologico che è prevedibile per i successivi cicli stagionali inducendo una condizione di
sostanziale continuità strutturale tra le singole componenti, possibili sviluppi di tensioni interne al materiale, con probabili rotture e fessurazioni, oltre che estremi distacchi dal sottofondo dovuti alla formazione di forze di trazione verticali.
Premesso che le diverse specie legnose hanno differenti caratteri di resistenza alla compressione e quindi all’urto, bene
codificate e riconosciute con prove metodologiche UNI15, tali caratteristiche tecnologiche non sono mai sfruttate appieno
in una civile abitazione, dove il carico dovuto per l’usura del calpestio è relativamente basso. Quello che risulterà essere
soggetto all’usura non sarà tanto il sub-strato legnoso ma, il sistema di protezione che verrà scelto per proteggerlo:
filmante (vernice a solvente o all’acqua), a impregnazione (a base di olii minerali e/o insaturi) o a cera (a caldo o freddo).
Agli effetti della durabilità soggettiva, considerabile nella destinazione d’uso di una civile abitazione, le specie legnose
usate per i parquet sono tutte sostanzialmente uguali, anche se relazionate alla durata media delle strutture edilizie
circostanti e alla possibilità di rinnovarle durante gli inevitabili interventi di manutenzione straordinaria del fabbricato.
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