L’approvvigionamento di materiali semilavorati prodotti da terzi è un’opportunità se…
L’approvvigionamento di materiali semilavorati prodotti da terzi, in questo caso parliamo di doghe semilavorate in rovere, (outsourcing) è un’opportunità alla quale ogni azienda può ricorrere.
Quando, per una particolare congiuntura di forte lavoro, si trova impegnata nella produzione urgente di altre commesse.

Anche Umberto, un giovane falegname toscano, aveva pensato di provvedere all’acquisto di doghe semilavorate in Rovere massiccio.
Da destinarsi alla produzione di un assito posto sopra un soppalco.
Per questo le doghe dovevano avere una sezione regolare, gli spigoli bisellati sui lati lunghi e presentare una conformazione regolare, senza svergolamenti o imbarcature.
Tali da compromettere il manufatto fornito e progettato per apparire come un pavimento di legno “monocorpo”.
L’opera in doghe semilavorate in Rovere era destinata a un esercizio commerciale che aveva programmato con precisione l’apertura della nuova sede.
Alla quale tutti gli arredi dovevano essere consegnati senza ritardi o rinvii che avrebbero causato non pochi danni alla società cliente.
Il semilavorato oggetto di fornitura, le doghe semilavorate in rovere, era quindi stato richiesto con documento scritto dal rappresentante della venditrice.
Per 172 doghe di Rovere massiccio di lunghezza 250 cm, spessore 4,5 cm e larghezza 18, 15 e 11 cm, con formazione di un incastro M/F4 sui lati lunghi più stretti.
Esse dovevano presentare una conformazione regolare, ovvero tale da potersi incastrare in modo compiuto senza la formazione di fessure o scalini.
Per una superficie effettiva calpestabile di circa 52 m2.
La fornitura venne quindi consegnata nel tempo richiesto.
Ma anziché divenire conveniente e utile al superamento di un periodo d’intenso lavoro divenne, per il nostro Umberto, la ragione di un’esacerbata vicenda giudiziaria.
Nella quale egli si dovette impegnare duramente per vedere riconosciute le sue ragioni, ovvero ottenere la così detta “risoluzione di contratto”.
I fatti in merito alla vicenda delle doghe semilavorate in Rovere
La merce consegnata alla falegnameria di Umberto si manifestò gravata da vizi.

Questi vizi alle doghe semilavorate in Rovere impedivano l’utilizzazione diretta senza ulteriori lavorazioni per la costituzione di una nuova sezione ridotta.
Rettificata e peraltro inadeguata all’applicazione del semilavorato come previsto dal progetto e richiesto.
I difetti erano evidenti:
- mancanza del bisello, utile all’eliminazione di piccoli dislivelli
- irregolarità della sezione, e soprattutto del nodo d’incastro M/F;
- presenza diffusa di nodi con porzioni non piallate e rettificate;
- svergolamenti e imbarcamenti che impedivano la composizione della giunzione d’incastro;
- mancanza d’attestazione delle doghe.
La contestazione venne immediatamente rivolta all’agente rappresentante, che riferì alla casa
venditrice le contestazioni ricevute.
Essa rispose alla contestazione verbale disconoscendo i difetti descritti per quanto riguardava la fornitura fallata di doghe semilavorate in legno.
Riconducendoli tutti a profili di piena normalità anzi affermando – con una buona dose di temerarietà – che “le imperfezioni lamentate rientravano tutte nei limiti fissati dalle norme CEE”.
La risposta comportò l’irritazione del nostro, il quale si rivolse allo studio Romiti Legno® per le verifiche delle sue ragioni, provvedendo contemporaneamente alla notifica della lettera di contestazione che segue.
La perizia disposta dal giudice sulle doghe semilavorate in Rovere
Su ricorso della venditrice il giudice del tribunale competente dispose un “accertamento tecnico preventivo”.
Sulla qualità del materiale, ovvero sulla verifica dell’oggettiva sussistenza dei difetti e vizi lamentati dal nostro falegname.
Il CTU non era un tecnico generico preso a caso dagli elenchi del tribunale, ma un bravo professionista applicato nel settore.
E comprese la necessità di adottare un criterio oggettivo per dirimere la vexata quaestio sulla qualità della fornitura.
La qualità della fornitura: le norme tecniche disponibili
Si avvalse perciò delle norme tecniche disponibili.
Ed esattamente la norma UNI EN 13647:2004 “Parquet e pavimentazioni di legno e rivestimenti interni ed esterni di pareti con elementi discontinui di legno. Determinazione delle caratteristiche geometriche.”
Il documento tecnico adottato dal perito fu utile alla stesura di una relazione tecnica praticamente “inattaccabile”.
Tale da statuire in modo oggettivo e definitivo che la partita di semilavorati non era conforme agli standard descritti.
Dopo avere effettuato un opportuno campionamento avvalendosi del prEN (progetto di Norma Europea) 14762 “Pavimentazioni di legno –
procedure di campionamento per la valutazione di conformità”, il CTU raggiunse le seguenti conclusioni:
Sulle misure: il materiale sviluppava dimensioni complessive di 47,80 m2.
Anziché dei 52 richiesti, in quanto le misure effettive riscontrate erano sensibilmente diverse dalle dimensioni nominali di 18, 15 e 11 cm e risultavano rispettivamente ridotte a 15,8, 12,7 e 8,6 cm.
L’ordine non indicava tolleranze specifiche (sempre da consigliarsi per un caso del tipo in esame).
E quindi il perito ausiliario al giudice, decisamente competente e consapevole della delicatezza del compito, s’avvalse della norma tecnica EN 13629 “Pavimentazioni in legno – tavole di latifoglie preassemblate” applicandola in senso stretto.
Essa dispone tolleranze con scostamenti compresi nell’intervallo di +/-2,0 mm sulla lunghezza e di
+/- 0,3% punti percentuali sulla sezione.
Sulle curvature contestate (falcature): le falcature sono state riscontrate sul 60% dei segati.
Mentre le arcuature erano presenti nel 90% degli elementi campionati.
Entrambe sono risultate comprese nel 5% della lunghezza dell’elemento e quindi ammesse alle tolleranze previste.
♦ Sulla mancanza di bisellatura: nessun elemento campionato presentava alcuna traccia di lavorazione a bisello.
♦ Sulla presenza di rotture e lacerazioni: la metà degli elementi campionati presentava almeno un faccia con superfici di varia ampiezza non completamente carteggiate o piallate.
Il 10% degli elementi presentava l’incastro parzialmente asportato o interrotto.
Diffuse inclusioni di alburno e corteccia, da mettere in relazione alla classe di qualità non dichiarata né richiesta nel contratto inter partes.
♦ Sull’adeguatezza degli incastri: gli elementi assemblati hanno evidenziato dislivelli tra le facce di
elementi adiacenti fino a 2 mm.
Mentre il dislivello previsto dalla norma soprascritta è minore o uguale a 0,3 mm, quindi l’incastro è inadeguato a corrispondere agli standard richiesti.
L’inadeguatezza del materiale in perizia, la non conformità delle doghe semilavorate in Rovere confermata
La relazione tecnica conclude con un parere determinato sull’inadeguatezza del materiale, asseverandone la non conformità.
Ovvero la quasi totale correttezza delle contestazioni rivolte dall’artigiano acquirente.
L’esito della controversia è stato infausto per il fornitore, che ha saggiamente evitato maggiori costi di giudizio.
Come? Procedendo a ritirare la merce e rimborsare le spese di assistenza tecnicolegale al nostro Umberto, rinunciando a ricevere così qualunque compenso.
Articolo di Alessandro Romiti – Studio Romiti Legno – Perito del Legno
