Un curioso inconveniente si sviluppa sul rivestimento ceramico, le piastrelle, di una cucina d’arredamento, tardivo e poco visibile ma, soprattutto, incomprensibile… anzi, mai visto prima!
Riguardo all’arredamento d’interni la cucina ha veduto modificare negli ultimi anni il suo design, rappresentando sempre più le istanze di status richieste dall’utente medio.
Essa, primo bene d’uso e d’arredamento della casa, ha sviluppato intorno a sé una crescente attenzione.
Ha colmato sul piano della semiotica dei materiali la carenza dei più tradizionali valori provenienti dalla sana, oramai scomparsa e rimpianta cultura contadina del dopoguerra.

Cucina e piastrelle: amore della generazione del boom economico
Lo sviluppo tecnologico ha certamente travolto tali valori (basti pensare ai sistemi di cottura a microonde) affermando nuove linee di tendenza (ad esempio il minimalismo sancito dalle filosofie zen).
Indulgendo così lo sviluppo di una contrapposta attenzione a quelle suppellettili d’arredo del periodo, riconoscibile dall’indubbio successo dei mercatini d’antiquariato che si tengono dappertutto.
La cucina piastrellata (sempre piastrelle sono!)
Questa volta, la signora Maria interpreta tale nostalgia con l’acquisto di una tradizionale cucina piastrellata.
E in cui vede mutuato il rivestimento in tozzetti di terracotta ceramicata dalla solida paratia in muratura
verso una diversa (e più deformabile) di comune truciolare spessa 30 mm.
Per quaranta totali inclusi i dieci di spessore del tozzetto.
Tale rivestimento assume un ruolo decisamente qualificante agli effetti delle intenzioni della padrona di casa, una giovane utente che si farà testimone dei
valori tradizionali espressi dal mobilio.
Ancora sprovvista di prole, non conosce le patinature indotte dal vissuto quotidiano di una cucina dovute all’uso di taglieri, spremiagrumi, cocci e pentole untuose.
Il caso per il nostro Perito del Legno (anche se partiamo dalle piastrelle)
La cucina nel pieno dell’inverno 2003 ha manifestato delle lievi fessurazioni d’alcune piastrelle (otto unità).

Semplicemente crepate con soluzione della continuità nel biscotto di terracotta, e orientate lungo le linee di definizione dei vani per l’alloggiamento del piano cottura e del lavello.
Il mobiliere rivenditore ha ricevuto la denuncia del vizio occulto e ha messo in contatto il
posatore e il ceramista girando loro la contestazione.
Invitandoli ad assumersi le loro responsabilità e il conseguente costo per il ripristino in normalità del tutto.
In poche parole, il danno era ritenuto conseguente a un vizio intrinseco alle piastrelle o al materiale di consumo impiegato per il loro incollaggio.
Non potendosi altrimenti ritenere che la cucina di legno avrebbe sviluppato tale evento dannoso sic et simpliciter.
Il posatore, consapevole di usare resine collanti di buona qualità, ma soprattutto certo d’aver svolto l’incarico con competenza e capacità, non è stato prono alle contestazioni.
Dare l’incarico ad un perito specializzato
Mi ha quindi incaricato di provvedere alla verifica delle contestazioni con l’analisi delle vicende e la
ricerca dell’esatta correlazione di causa dell’evento.
Al fine di provvedere, solo eventualmente, al pagamento del contestato danno.
L’indagine diverrà complessa per la natura capziosa del difetto (microfessurazioni) e
il lungo periodo di tempo trascorso dalla sua denuncia.
Ma la corretta partecipazione dei soggetti coinvolti nel contraddittorio ha permesso di riconoscere
il nesso etiologico e chiudere con soddisfazione il caso.
Legno, piastrelle e il difetto: andiamo alla ricerca
Le piastrelle presentavano delle microfessurazioni sulle linee geometriche di definizione dei vani d’incasso dei piani di cottura e di lavaggio.
Vi erano state applicate dopo alla consegna in opera del mobile, e quindi incollate successivamente alla sagomatura fatta con piastrelle integre, semplicemente sagomate a L, non lesionate.
Il rivenditore ha ricordato che tale fenomeno era presente in un’altra delle cucine dell’esposizione, presentando medesimi profili di difettosità.
Rottura coincidente ai limiti geometrici delle porzioni d’incasso
Questo è bastato a indurre una verifica sull’intero processo di produzione, al fine d’escludere difetti intrinseci ai materiali.
Primo fra tutti il biscotto di terracotta ragionevolmente assolto dalla circostanza di non presentare nessun elemento danneggiato sulla parete verticale, ovvero il muro esterno.
È importante ricordare che si tratta di una struttura rigida sulla quale gli eventuali ritiri sono trascurabili, risultando coordinata alle caratteristiche meccaniche del rivestimento.
Noto come un materiale tipicamente fragile, non essendo ciò indice di difetto ma di una peculiarità intrinseca al prodotto.
Attenzione ai materiali del supporto
L’attenzione si è quindi spostata sui materiali di costituzione del supporto, ovvero l’adesivo utilizzato per l’incollaggio delle piastrelle.
Esso è risultato uno speciale pannello truciolare di tipo idrofugo, spesso 30 mm, completo di una cornice in legno sagomata sul fronte, atta a costituire un bastone di protezione di bordo.
Le aperture dei vani dall’alloggiamento degli elettrodomestici sono state fatte prima dell’applicazione delle piastrelle, semplicemente avvalendosi del consueto utensile: un seghetto alternatore.
l posatore ha quindi applicato dei tozzetti di terracotta dopo la collocazione in opera dei
componenti.

La cucina: una struttura articolata e impegnativa (anche se non sembra)
La cucina è una struttura componibile articolata, provvista di normali elementi verticali in legno bilaminato.
Quindi tale da non presentare un assetto rigido agli effetti degli eventuali processi di ritiro del materiale, potenzialmente prevedibili nel contesto.
L’adesivo impiegato dal posatore è risultato essere un prodotto epossidico a due componenti, che non prevede uso d’acqua come solvente per la riduzione della sua viscosità nella fase d’applicazione.
Tale circostanza ha permesso d’escludere un possibile contributo d’umidità esterno al sistema, indotto dall’adesivo al momento della sua applicazione e ciò per la naturale assorbenza del pannello di
particelle.
Il prodotto: specifico per materiali edili nell’uso del legno
La scheda tecnica dell’adesivo ha presentato il prodotto come specifico per i materiali edili, che non prevedono d’esprimere eventuali ritiri dimensionali.
Esso è stato ideato per fissaggi su supporti rigidi e nella fattispecie si è presentato come tenace, resistente all’umidità, come richiesto specificamente in bagni e cucine dopo la fase di polimerizzazione della resina.
Requisiti tecnici dei materiali e profili di normalità
La ricerca sui requisiti tecnici dei materiali si è conclusa con profili in apparente normalità.
Mentre il sopralluogo nell’esposizione del rivenditore è stato decisivo per riconoscere una sicura anomalia che alterava l’assetto dell’intero supporto di posa in truciolare.
Esso, infatti, presentava tipiche fessurazioni da ritiro espresse sull’angolo d’intersezione tra piano e alzata della prospiciente parete in muratura.
Denunciando un trascorso fenomeno di ritiro da considerare attentamente.
Il pannello truciolare, ancorché essere un pannello di chips, esprime sensibili ritiri e rigonfiamenti qualora si trovi esposto a condizioni d’umidità non ordinarie.
Ovvero è suscettibile a omogenei fenomeni di ritiro dovuti all’eventuale
perdita d’umidità, verosimilmente causata dall’aria persistentemente secca.
La diligenza e la preparazione nell’uso del legno e dei suoi derivati
La diligenza sembra non essere mai troppa nell’uso del legno e dei suoi derivati.
Il piano di supporto delle piastrelle si era ritirato con sensibilità inducendo delle tensioni che si sono andate a esprimere nelle rotture dei tozzetti di rivestimento.
La posizione delle fessure è sintomatica del nesso di causalità, dovuta a due fattori:
– La qualità del collante impiegato, molto rigido e tale da non consentire l’assorbimento delle
tensioni indotte da un ritiro apprezzabile;
– La differente morfologia dei settori di piano esaminato, ovvero la porzione del piano intero (in rosa) e i più piccoli residui sul fronte e sul retro dei vani d’alloggiamento (verde).
Analisi e comprensione delle superfici interessate
Tali da presentare un diverso comportamento per il rapporto di proporzionalità diretta esistente nello sviluppo dei ritiri per la dimensione delle superfici interessate.
La verifiche si sono quindi spostate sul locale di giacenza del materiale originariamente acquistato dalla società produttrice, evidenziando che il top è normalmente conservato in un locale deposito semi-aperto.
Tale da permettere una massiccia esposizione all’aria proveniente dell’esterno e così esponendolo a una lieve e solo apparentemente trascurabile umidificazione del materiale.
La circostanza può sembrare non significativa ma lo diventerà.
Assetto igrotermico e vapore acqueo: attenzione, sempre!
Considerando che il manufatto top andrà collocato in un’unità immobiliare con un assetto igrotermico secco tipico della ridotta caduta di vapore acqueo nell’ambiente, ovvero una bassa umidità dell’aria.
Tale fattispecie è peculiare dello stile di vita delle giovani coppie che non vivono nell’abitazione
per lunghe ore durante la giornata.
Mancando quindi di cucinarvi, stirarvi, asciugarvi abiti e svolgere lavaggi di cose e persone tipicamente umidificanti dell’aria.
Il loro personale contributo d’umidità è quindi limitato alle poche ore della sera e della notte.
Senza un apprezzabile guadagno per il mantenimento del tenore medio di vapore acqueo nei diversi vani per l’intera giornata.
L’aria tendenzialmente secca è stata infatti misurata provvista di un’umidità relativa intorno al 30%.
Area secca e mancanza di umidità. Le piastrelle…sì, ne risentono indirettamente
Diventando così indirettamente responsabile dell’evento dannoso, laddove ha indotto il materiale componente a ritirarsi sensibilmente.
Sviluppando delle tensioni in relazione alla consistenza delle diverse porzioni di piano.
L’accertamento è stato definitivo a far abortire con decisione una controversia insorta su posizioni di responsabilità opposte.
Posizioni che vedevano il posatore e il fornitore ingiustamente chiamati come principali responsabili del danno.
Articolo di Alessandro Romiti – Studio Romiti Legno – Perito del Legno